Mondiali Calcio

Esordio con sconfitta per i Campioni del Mondo in carica della Germania, a Rostov anche il Brasile frena nel primo match

Dopo lo shock del pareggio tra Argentina e Islanda e la stentata vittoria della Francia sull'Australia, il Day 4 del Mondiale di Russia non manca di offrire gare equilibrate e pronostici della vigilia ribaltati.
 
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La maggior sorpresa della giornata arriva da Mosca, dove i campioni del mondo della Germania cadono contro il Messico "verticale" di Juan Carlos Osorio grazie alla rete al minuto 35 di Hirving Lozano, 22enne ala del PSV Eindhoven. Quello tra la Mannschaft e la Tricolor è un incontro vibrante fin dal fischio d'inizio che ha visto contrapporsi il consueto 4-2-3-1 di Low al 4-4-1-1 del tecnico colombiano. Tema tattico della partita è la verticalità della formazione messicana che coglie impreparata una Germania imprecisa quando in possesso del pallone nella trequarti avversaria e incapace di correre indietro e arginare le ripartenze dei rivali. Poco ha potuto Toni Kroos, (migliore dei suoi) che, pedinato per 90 minuti da Carlos Vela e orfano di un bodyguard modello Casemiro, ha provato prima a tenere in piedi gli equilibri dei suoi, ha colpito una traversa al minuto 39 su calcio di punizione deviato dall'ottimo Ochoa e ha infine guidato gli sterili assalti degli ultimi 30 minuti della partita.
 
La formazione messicana è riuscita a indirizzare la partita sul canale tattico desiderato, strozzando le iniziative di Muller-Ozil-Draxler con due strette linee di 4 giocatori e guadagnando il predominio nella parte centrale del campo grazie agli eccezionali Herrera (migliore dei suoi) e Guardado, complice lo scollamento tra trequarti e centrocampo tedesco e un Khedira in ombra in entrambe le fasi del gioco. Notevoli le prestazioni delle frecce Layun (2 presenze in serie A con l'Atalanta nel 2009) e Lozano, così come il contributo di Vela e Hernandez. L'ex Arsenal ha aperto autentiche voragini nello schieramento avversario, mentre Chicharito, che ha avuto a lungo la meglio contro il duo Hummels-Boateng, ha perdonato più di una volta gli avversari con alcune imprecisioni nell'ultimo passaggio e sotto porta che avrebbero potuto rendere più netto il risultato finale. La manovra dei tedeschi è stata a lungo lenta e prevedibile, complice la scarsa vena degli uomini simbolo dell'ultimo decennio Muller e Ozil. Solo negli ultimi 30 minuti gli uomini di Low sono riusciti a prendere il sopravvento territoriale su un Messico che ha perso lucidità nelle ripartenze, ma non efficacia nelle giocate difensive. Al minuto 73 va in scena un momento storico della Coppa del Mondo 2018: Andrès Guardado lascia il posto e la fascia da capitano al "Gran Capitan" Rafael Marquez, che scende in campo nel quinto Mondiale consecutivo raggiungendo il connazionale Antonio Carbajal e Lothar Matthäus. Al triplice fischio dell'iraniano Faghani esplode la festa della Tricolor, che in attesa della sfida tra Svezia e Corea del Sud vola in testa al gruppo E. Per il terzo Mondiale consecutivo i campioni in carica steccano all'esordio (in precedenza erano stati l'Italia di Lippi a non andare oltre il pari contro il Paraguay e la Spagna a uscire sconfitta per 5-1 contro l'Olanda di van Gaal). Senza dubbio gli uomini di Low dovranno alzare l'asticella se non vorranno essere anche la terza Nazionale campione in carica consecutiva ad uscire ai gironi.
 

Se Berlino piange, Rio de Janeiro non ride. A Rostov la formazione indicata come favorita dai pronostici non va oltre il pari contro la solida Svizzera di Vladimir Petkovic. Il CT verdeoro Tite manda in campo l'undici più atteso, con la coppia Paulinho-Casemiro davanti alla difesa e Coutinho a fare da collante con il tridente Willian-G.Jesus-Neymar. Dopo lo spavento causato da un inserimento di Dzemaili, il Brasile prova a prendere il sopravvento confidando sull'asse Marcelo-Coutinho-Neymar. Proprio a seguito di un'azione messa in piedi sulla fascia sinistra, e complice una respinta corta di Xhaka, Coutinho riesce a calciare indisturbato da 20 metri e a realizzare la rete del vantaggio dopo 20 minuti di gioco. Sembra l'episodio che apre il muro elvetico lasciando spazi alle giocate degli uomini di Tite, e invece la manovra brasiliana diventa lenta e piena di pause, con un Neymar estraniato dal gioco dalla marcatura asfissiante di Valon Behrami. Con il passare dei minuti cresce la fiducia della nazionale di Petkovic, che riesce a trovare il pareggio 5 minuti dopo l'inizio della ripresa con il colpo di testa su calcio piazzato di Steven Zuber, centrocampista dell'Hoffenheim. I verdeoro protestano debolmente per una spinta dello stesso Zuber su Miranda in occasione del gol, ma l'arbitro messicano Ramos non torna sui suoi passi confermando la validità del gol. La reazione del Brasile è sterile, i pentacampeoes non riescono mai a cambiare veramente marcia. Tite resta fedele fino alla fine al suo copione tattico cambiando solo gli uomini: Fernandinho al posto dell'ammonito Casemiro, Renato Augusto per Paulinho e Firmino per G.Jesus, gradualmente scomparso dalle cronache della sfida. Resta in panchina per 90 minuti Douglas Costa che forse avrebbe potuto garantire il cambio di passo sulla fascia e lo spostamento in mezzo al campo del frizzante Willian. A nulla serve l'assalto finale né i tentativi su calcio piazzato di Firmino e Miranda, il Brasile non va oltre al pari all'esordio mondiale in Russia, non accadeva dall'esordio contro la Svezia (stesso risultato) ad Argentina '78.
 
Nel primo incontro di giornata era andata in scena la sfida tra Serbia, tornata al Mondiale dopo l'assenza in Brasile, e Costa Rica, protagonista di un eccezionale percorso fino ai quarti di finale nel 2014. La formazione di Mladen Krstajic è più completa e ricca di talenti rispetto ai centro-americani: su tutti il fantasista Dusan Tadic, migliore dei suoi, e Sergej Milinkovic Savic, all'esordio ufficiale con la maglia della sua Nazionale. Alla formazione di Oscar Ramirez mancano punti di riferimento in zona avanzata e la coppia di centrali Tosic-Milenkovic, con il supporto di Nemanja Matic, ha la meglio su ogni iniziativa di Bryan Ruiz. D'altro canto, la manovra dei serbi è spesso poco fluida e ingessata nel 4-2-3-1 impostato da Krstajic, e non è un caso che la gara venga decisa da uno straordinario calcio di punizione di capitan Kolarov. Ai punti, come sul campo, vince la Serbia; per entrare nel novero delle sorprese del Mondiale russo servirà però qualcosa in più rispetto a quanto messo in mostra oggi. Chicca per gli amanti delle statistiche: l'ultimo incontro di un Mondiale deciso da un calcio di punizione diretto era stato un Inghilterra-Ecuador, ottavo di finale di Germania 2006, autore lo Spice Boy David Beckham.
 
Domani tocca a Svezia e Corea del Sud (ore 14), che sono chiamate a rispondere al Messico in quello che si preannuncia come uno dei gruppi più equilibrati di questa prima fase, e alle formazioni del gruppo G. Alle 17 scende in campo il Belgio di Roberto Martinez, alla guida di una generazione d'oro chiamata ad un appuntamento con la storia finora rimandato; dall'altra parte il Panama all'esordio assoluto nella competizione. Alle 20 la Tunisia sarà il primo banco di prova per un'Inghilterra che parte a fari spenti nonostante un tridente composto da Alli-Sterling-Kane che promette spettacolo.
 
Articolo di: Giuseppe D'Asaro

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18/06/2018