Red Hook Crit

Domenica la Red Hook Crit a New York, la gara simbolo dello scatto fisso, e gli occhi sono puntati su un italiano

Ha lasciato nel 2016 il mondo del ciclismo professionistico su strada dopo 11 anni ad alto livello per dedicarsi a tempo pieno all’intrigante pianeta dello scatto fisso, e lo scorso anno Davide Viganò al suo esordio con una bici fixed gear si è imposto vincendo il prestigioso circuito Red Hook Crit Championship, praticamente la Coppa del Mondo di specialità delle biciclette con un solo rapporto ma senza freni.

E nel weekend il rider milanese si schiera nuovamente al via di una gara fixie nella prima prova del circuito Red Hook in programma a Brooklyn, dove tutto è nato, in modo clandestino, più di dieci anni fa.
Ma ora che il grande circo dello scatto fisso è stato sdoganato e consacrato come una vera e propria disciplina sportiva, il 34enne Davide Viganò entra nella griglia di partenza a New York come l’uomo da battere e i favori del pronostico.

Lo scorso anno delle quattro tappe del Red Hook, da Brooklyn a Londra, da Barcellona a Milano, ha conquistato due secondi posti e per due volte è rimasto ai piedi del podio, ma nonostante nessuna vittoria Viganò ha conquistato il trofeo.

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Davide, dove eravamo rimasti?

«Non ci siamo mai fermati, perché durante l’inverno ho gettato le basi di un progetto con il mio grande amico Davide Belfiore: con il Team Cinelli siamo riusciti a creare una squadra tutta nostra nel campo delle fixied, con nuovi obiettivi e nuove linee da seguire».

Oggi il movimento dello scatto fisso è cresciuto, sia in termini di qualità agonistica che di quantità: nel weekend di Brooklyn saranno 450 gli iscritti élite provenienti da 40 nazioni: per uno come te che ha fatto tutta la trafila del ciclismo “classico” qual è l’elemento di forte attrazione del mondo fixie?

«Ciò che appassiona non è tanto l’aspetto ciclistico, ma un insieme di cose: condividiamo degli ideali, dei modi di vivere, direi quasi uno stile di vita perché la gente ha portato avanti il mondo fixie come un modo di interpretare la vita. L’aspetto fixied applicato agli eventi Red Hook ha poi qualcosa in più rispetto al mondo ciclistico normale: qui ho ritrovato un ambiente adrenalinico e con un impatto molto forte a livello di pubblico. È una dimensione nuova ed estremamente attrattiva: forse perché c’è una componente di rischio o forse perché le manifestazioni sono racchiuse in un chilometro quadrato».

E fra poche ore si ritorna sul “luogo del delitto”, al Cruise Terminal di Brooklyn: per uno come te che vuole vincere anche le partite a ping pong con gli amici, quali sono le impressioni alla vigilia?

«La tensione pregara c’è sempre, altrimenti non ci sarebbe nemmeno motivo di fare una competizione: quando uno è competitivo lo è in tutto ciò che fa, e io voglio vincere. Sempre. E poi voglio andare più forte dell’anno scorso, insomma voglio divertirmi. L’avvicinamento è stato un po' diverso dall’anno precedente perché gli impegni per il team sono stati tanti e non mi hanno dato modo di pensare alla competizione in sé ma non mi hanno di certo tolto il tempo per prepararmi e presentarmi alla gara nel migliore dei modi».

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Come hai trascorso l’inverno e com’è andata la preparazione fisica: nello scatto fisso ci sono trucchi nell’allenamento che non conosciamo?

«Quest’anno è stato diverso dal 2017 perché ho avuto molto più tempo per allenarmi e, soprattutto, ho avuto un supporto da Compex che è diventato partner del nostro team. Compex mi ha permesso di conoscere la tecnologia dell’elettrostimolazione, una cosa nuova per me nonostante i tanti anni di professionismo. Nella prima parte ho gestito l’allenamento con dei lavori di forza associatia dei lavori analoghi con Compex, mentre in quest’ultima parte di avvicinamento all’evento ho cercato di scaricare il più possibile e velocizzare con dei lavori mirati in bicicletta. Grazie all’elettrostimolatore Compex SP 8.0, e in particolare ai programmi di capillarizzazione e recupero dello sforzo fisico, ho così potuto rifinire nel migliore dei modi la mia preparazione per la gara di New York».

E tra le novità di questa stagione anche un nuovo team, una formazione di cui sei qualcosa di più di un leader.

«Quest’anno non sono un semplice corridore: con il Team Cinelli abbiamo assunto la responsabilità di portare avanti una squadra e farla crescere con quegli ideali sportivi che da sempre ci contraddistinguono. La speranza è ovviamente quella di non fermarci qui, di crescere e di fare diventare la nostra formazione qualcosa di più in un futuro prossimo. Vedremo, intanto godiamoci New York e le atmosfere della grande mela….».

Il pettorale numero 1 che si riserva al detentore della Coppa lo indosserà già nelle qualifiche di sabato, in attesa di vedere se il giorno dopo Davide Viganò sarà in grado di scrivere per la prima volta il proprio nome nell’albo d’oro della gara di Brooklyn.

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27/04/2018